Navigammo mari trattenuti di lacrime orgogliose, di schiuma di rabbia e respiri pesanti che ne increspavano la superficie. Ma anche all’asciutto, abbracciati al vento, fermi a perdere palloncini di feste passate. Annaspare, intonare una giornata indimenticabile. Inizia, finisci, ripeti. Da questi nomi sono usciti un uomo e una donna, da “sì adesso” siamo a “forse”, tempeste di buio e luci improvvise in fondo all’uscita dove non ci aspettava nessuno, stringi e butta, abbonati a finali nudi, umani, quindi difficili da accettare.
Ma sì, abbiamo tutto quello che ci serve e quello che non ci basta. Un pezzo di vita immobile che ricordiamo dolce e un altro che sappiamo essere il finale in movimento. Il vuoto di centinaia di fiction, i soldi spesi in niente, l’importanza dei pollici alzati, la specialità del farsi male quando il vuoto si fa piccolo e vicino. Adesso che vediamo i limiti andiamo avanti attenti, rallentiamo, siamo già morti per troppe sfide. Per centimetri. Di troppa sicurezza, di pelle, di miele.
Piccoli e indispensabili come certi paesetti tristi che si affacciano a nord. A pensare a quanta vita può arrivare. Cosa te ne fai della tua bellezza esagerata? Non sai cosa rispondere. Quando amerai e il nodo della cravatta ti aiuterà? Non so che dire. Incastrati come mattoncini Lego potremmo essere qualsiasi altra forma, nuove risposte, tra le mani impegnate di qualcuno. Anziché aspettare e bere caffè per essere pronti a ricordare di dimenticare i buchi neri, quelli che dicono che sono lontani e invece stanno qui, vicino ai colpi di tosse e alle aritmie già previste. Anziché piovere come bombe, esatti, per lasciare un segno. Il talento è dimenticare.
Pretendere e non avere il coraggio di cambiare, vendere comprare scambiare risposte giuste e giustificazioni al mal di mare della marea che porta i pensieri prima qua e poi là. Bere e mangiare dalle tue labbra e nascondersi in notti poco amiche. Liste per il mai, sesso che non è più anche amore inciso. Cos’è il colore? Possiamo starci dentro, per una foto. Cambiamo lato, c’è modo di rinascere, cambiamo letto, c’è modo di giudicarsi ancora romantici con frasi eterne, fatte. Nudi, imbarazzanti, difficili da accettare a lungo andare.
Ma sì, possiamo allentare la presa, essere eroi di vite normali che camminano sull’orlo del fallimento a un passo dalla vetta. Amarci, ignorarci in nome e per colpa di una bellezza maledetta che non esiste. Chiudere gli occhi come un finale, nel migliore dei modi. Anche se non è vero.