Quarant’anni, quaranta gradi all’ombra, è inverno ma è anche Maggio. A novanta gradi ti sei già dimenticato com’era, fuori dal centro adesso è tutta zona trenta e siamo tutti più salvi. Come a dire che la periferia che abbraccia il centro è sempre centro, quindi noi siamo il centro ovunque. Il centro di un universo che si sta estinguendo. Complimenti per l’ego resiliente. Vent’anni su strada andate avanti voi, il vicolo cieco è vostro. Per ingannare il tempo avete i cellulari mentre noi ci ascolteremo i podcast sulle storie di chi è al 41 bis. La proposta di un sessantanove se è un brivido si chiama pensione. Ci sono molti modi come cantano gli Afterhours, sono numeri che cambiano come una tombola. Scegli il tuo, il tuo modo, il tuo numero. Stringilo e non crollare. Vivilo come se fosse per sempre perché cambierà in fretta. Un attimo ti farà saltare, un altro ti sotterrerà. L’attimo ti lascia uno spazio sul palco, l’attimo ti mette alla porta a controllare i biglietti. Non credere al numero che tieni in mano, a tutto quello che sai su ciò che è giusto e sbagliato.
Credi al tuo modo di vivere, di morire dentro, di essere simpatico o di non sopportare il genere umano. Anche se ti guardi intorno nessuno potrà farlo al posto tuo. Credere. Tra l’altro. Rullo di tamburi: non interessa a nessuno. Per te deve essere tutto anche il minimo, tu devi sentire tutto. Anche l’impossibile, quello che ti cerca, anche lo stomaco che si chiude per qualche motivo. Va bene, c’è da aspettare per il prossimo numero. Ci sono giri inutili da fare per stare in pace col cuore.
L’abisso è una sala d’aspetto vissuta male
ma una luce così intensa
è solo per la bellezza dell’amore
che io spengo troppo tardi.
La rosa che non colgo quarantaquattro volte è il credere al motivo che mi chiude lo stomaco. In un giro inutile per stare in pace col cuore.
2 risposte
Ma certo, sempre. Un cuore a soffietto.
Aprilo quel ❤‼️