Cambi per cambiare in meglio
poi cambi anche in peggio
poi cambi anche come capita
un brutto tiro del cuore.
Sono il tuo appendino. Oggi hai cambiato vestito, ti sei data una spolverata e un limite massimo di colori. Adesso che sei a casa e ti puoi spogliare io ti servo, ti serve appoggiare da qualche parte quello che gli altri vedono di te, tenerlo buono per domani, e ti serve riprenderti ciò che sei.
È che questi appendiabiti sono sempre a metà altezza, tra il comodo e il bisogno di spazio. La cerniera scivola aprendoti le spalle, ti senti gonfia per colpa del caldo, i ganci del reggiseno lasciano antipatici segni. Spariranno presto. Ti alzi sulle punte, sono qui. Un piccolo sforzo. Il tuo appendino, liberati le caviglie da questo vestito se non vuoi capitolare da sobria. Farò di tutto per far stare appesa questa bellezza che non sei tu, ma tu, tu trova quella vera, adesso in tempo reale.
Cambi perché si deve cambiare
come si cambia l’orario a una qualsiasi sveglia
per farsi sentire almeno un momento al giorno
per non cambiare niente
siamo seri, ma cambiare qualcuno
che ricambia noi il che cambia un altro qualcuno
adesso la smetto che sembrano generazioni e invece
ci troviamo, ci guardiamo in faccia
noi che non ci conosciamo davvero
noi che siamo esattamente qualcuno
sempre diversi
sempre allo stesso orario
ormai solo nostro.
È che a questi appendini manca la parola, dondolano e si schiacciano insieme agli altri senza lamentarsi mentre tu scalza friggi un uovo e centrifughi l’insalata con la testa stanca su domani. Un suggerimento su cosa pensare, una canzone da far partire, un libro di ricette aperto alla pagina giusta, staccare i fili delle correnti portate da persone inutili. Se potessero fare queste cose non sarebbero appendiabiti. E tu ne avresti paura. Invece di me ti fidi. Faccio sempre la stessa identica cosa e per questo sono affidabile. Per questo puoi ignorarmi. Ti fidi. Invecchio e mi preparo alle crepe. Un giorno farò cadere tutto, lo sappiamo. Ma adesso sono qui, tengo tutto quello che vuoi usare domani, un giorno alla volta, passeranno e ce la faremo.
Cambierai per comprare e buttare
senza sentire il peso di quello che in tutto questo resta
lo farai per voglia, per rispettare i programmi, per prendere dritto un incidente
e darai qualcosa da dire a qualcuno
che non ti conosce davvero
e che non si è accorto che è cambiato
neppure per un attimo
mai finito su qualcuno.
È questi appendini non hanno un cuore, non ci hanno costruito un alloggiamento dedicato. Altrimenti, forse, da appendino cambierei vita. Mi darei alla pazza gioia e cambierei, come tutti voi. Per un giorno e l’altro. Per un motivo o l’altro.
E ora verrei in cucina da te per ripeterti che sono qui, tengo tutto quello che vuoi usare domani, tutto quello che sei davvero, un giorno alla volta. Passeranno e ce la faremo fino a crollare.
Sì, mi appenderei io.