Prendi le persone, noi, tutti. Siamo puntini, se ci potessimo unire tutti disegneremmo curve stanche, costellazioni disordinate con un senso bellissimo che pochi capirebbero. Da guardare a testa alta. Anche di giorno. Prendi il resto, ciò che va oltre alle persone, è una misura che non si riesce a misurare né a riempire. Il resto non si ferma allo stop per darti la precedenza ad esempio, prendi l’ossigeno, il colibrì o una possibilità della tua vita qualunque. Ci frana addosso, ci scansa, ci ignora, si estingue o si rinnova elegantemente disegnando curve di vita. Vita che esce dalla pancia morbida di una donna, da una pozza di acqua sporca in una foresta tropicale, dal cuore. Orologi che segnano nuovi orari in stanze di secoli sempre diversi. Esseri umani, essere umani, sentirsi umani.
Torniamo a noi. Siamo noi contro tutto, da sempre. Noi contro noi. Guerre per proteggere un mutuo, uno stipendio troppo basso, il nostro modo di pensare e di vivere. Guerre contro chi paghiamo per non avere guerre. Siamo noi contro il falso venduto come vero, contro gli stereotipi, noi contro i pesi tramandati dal passato. Noi contro il tempo che abbiamo sacrificato per poter comprare quest’orologio che il tempo, invece, non se lo vive. E poi guerre interiori, per sentirsi abbastanza in una società a cui non interessa ufficialmente nulla se sarai all’altezza dato che non ha bisogno di te, guerre per farsi ascoltare senza alzare il volume, per farsi amare per quello che siamo. Guerre per lasciar decidere e guadagnarsi un silenzio, guerre per l’idea, per il principio pure massacri. Guerre per arrivare secondi, guerre contro le leggi dei ricchi per farsi gettare un salvagente da una nave di sinistra e salvare un figlio che puzza di gasolio.
Torniamo a me. Vai, chissà che cose interessanti avrà da dire questo qua. Che cosa ti devo dire? Quanti quaderni devo riempire? Con quante persone devo ancora parlare? Dove mi devo fermare per poter iniziare a capirci qualcosa di tutti questi puntini slegati tra di loro? Persone contro cosmo. Immagino il sapore della tua bocca che mi sono negato, immagino il sapore delle lacrime che non so più liberare senza lo spigolo del comodino contro. Sono sempre qui, sempre. Non mi sono mai spostato con il peso del cuore, mi giudico e mi assolvo, rigorosamente nel modo sbagliato. E ti penso come si pensa all’alba. E non ti aspetto perché so fare a meno del bellissimo.
Alzo il volume del resto per ignorare i dolori che non sono di vecchiaia, per non pensare che dovrei concentrarmi e tentare di risolvere anche quello che non si può. Sono qui a vivere con il cuore in mano, a prendere la vita da tutti i lati, mica come te solo di petto. E per lui pretendo rispetto, non l’ho saputo rendere forte abbastanza contro le frane del tutto, anche se non lo capisci. Spero ninne nanne contro schiaffi, seni tra il viso, tu che ascolti i miei piccoli guai fingendo siano davvero grandi. Tu che mangi il mio buio come fosse popcorn al cinema o almeno, che in quel buio ti ci butti dentro. Di cuore, non di testa. Senza niente addosso. Per quanto tempo ancora dovrò restare muto? Quanti bicchieri da svuotare senza senso?
Lo so, il noi contro tutto vale anche per te. Puoi sorridermi o piangermi quello che stai aspettando. Ho già pronto il cuore in mano. Sono nato per difendermi e difenderò anche te. Questa volta e la prossima. Nel tempo nostro.
Siamo puntini, uniti disegniamo una retta che spacca il cosmo. Seguila.
2 risposte
Sono sensazioni e parole che escono dagli schemi consueti e diventano espressioni corporee, il nostro esile e fuggevole corpo che nell’amore aspira all’assoluto.
Sono d’accordo Andrea, è un travaso tra anima e corpo. L’uno coinvolge l’altro, nel bene e nel male. Spinti dalla necessità di lasciare una traccia, seppur piccola, in questo universo che è l’esistenza umana.