Labbra

Rosso scuro, increspato di strade asciutte, rosso spaccato dal freddo di dicembre e dai tuoi denti nervosi. Tutti quei baci mandati con le dita, fredde per colpa di febbraio, quelli inviati molto lontano attraverso i tasti di una tastiera. Sangue e temperatura, siamo, tutta la differenza che sentiamo addosso. Stretti o dispersi. Lo scriveresti sempre con parole diverse. Tutti quei baci schioccati nella mente, in una vita parallela o incastrati nel passato. Centrifugati insieme al tutto chissà dove sono finiti. Non ne parli mai perché hai scoperto essere importanti.

Erano per te le labbra di sale, non le più belle ma quelle giuste. Just in time. E che ci possiamo fare se crediamo a quello che non esiste solo perché vogliamo, dobbiamo. Vai a vedere, poi torna. A vivere con schegge di speranza tra ostacoli e scivoli, impariamo a sentirci colpiti ma ma non affondati. Per i tuoi fallimenti, per gli anni che sono passati dietro i muri, per quel piccolissimo dettaglio che è rimasto come un appiglio, in un discorso la virgola, scontato quanto atteso per incendiare, le labbra, l’inverno intero.

E che ci possiamo fare. Se si possono replicare, incollare, incontrare o scoprire un’altra volta. Come una fede, una vocazione. Un’altra. Giuro l’ultima. O la prima. Dico sempre così. Che ci posso fare. Se dovessi riscegliere, o se potessi, forse faresti un passo di lunghezza diversa o solo mezzo e in direzione sempre sbagliata. Sempre sbagliata e sempre giusta per arrivare a un finale qualsiasi. Comunque vada, è lì che si va. Le regole strette sono le prima che saltano, la vita è la prima che accorcia i tempi. Labbra e notte, il parcheggio è come un salotto. Stringono e prendono aria, il finestrino appannato nasconde occhi chiusi, scuri e persi. Chissà se si sono ripetuti nella tua mente, rosso scuro luccica, come nella mia vita.

Tutte quelle labbra fiorite regalate nel flusso, su una guancia che ha vissuto la guerra d’indifferenza, le labbra arricciate come esercizio di stile. Abbiamo imparato, abbiamo dimenticato. Scappi o ti abitui? Li reggi con me i sorrisi strozzati, vai a vedere e poi torna se riesci senza il biglietto. O vuoi invecchiare bene nel mio ricordo, due chilometri di parquet e buio, una stanza piena di baci sulla nostra pelle tiepida e un piccolissimo dettaglio rimasto come una sentenza, in un discorso il punto. Le stagioni non hanno aspettato. Erano per te queste labbra, la sintesi di quello che non so più dire, rosso scuro confuso mischiato ad altro rosso, sangue e temperatura ingestibili al momento giusto. Una mano sulla tua guancia. Vai. Prima che sia tutto finito.

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Fabio Pinna

Autore e poeta. I miei libri sono scappati! Viaggiano verso librerie o sono sulle mensole dei lettori.
Adesso sono di chi li vuole. Come queste brevi storie e i flussi di pensiero da leggere in cinque minuti.

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