Ha mirato, colpendo prima un cartello stradale poi me. Sorrisi pericolosi quelli veri. E va questo dolore scivolando nello sparo di quel sorriso. È talento, ed io caduto in piedi direttamente in cielo invece resto sgraziato. È arrivato il momento che a lungo si aspetta e poi si respinge, il TFR in spendibile. Salutare tutti, agitare il premio dell’amore a favore dei vostri occhi, guarda c’è stato e c’è anche la foto. Com’è bianca la luce del tuo buio, potrebbe persino illuminare il mio e una stella fuori strada. Ora vediamo quanto dura quanto dura questo movimento che da tuffo con avvitamento è diventato galleggiamento, senza corsie da seguire e direzioni successivamente da rimpiangere. Vuoto pesante diviso da piani di vento (al settimo non ci sono ancora stato), di traffico che viaggia in orario e fermate fatte solo per imparare ad aspettare.
Non mi sono portato via niente, il ricordo di una gonna, un po’ poca, che nell’incrocio delle gambe nascondeva qualche inutile sogno, non ho preso con me nemmeno un sorriso. Ho dormito sui capelli della mia assassina bagnando la mia parte di lacrime ad occhi stretti. C’è sempre una parte e nessuna che coincida se non conviene, se non è facile. Non mi sono portato via niente in questo silenzio d’autunno che prende poco ossigeno. L’alcol, il fumo, i frutti raccolti nei campi degli altri, il sesso adesso, le dolcezze tenute in baca, le mazzette da cento sudate, i foglietti attaccati al frigo, la pazzia. Tutto ho fatto e tutto ho distrutto dentro. Ha mirato con la mia pistola e la mia mano contro di me, le dicevo “dammi una nuova vita”, un posto qualunque e il tuo morbido silenzio. Una grande occasione, una partita da finire davvero. Dentro.
Nuova posizione nella scacchiera per il pedone, le estati vissute a mille andavano bene, sorrisi sottintesi abbronzati e pazzie possibili dietro l’angolo ma adesso è il futuro che non immaginavo. Le stagioni non si misurano più in mesi ma nella quantità dei problemi risolti. Sfiorarsi è una mossa, mentirsi è una mossa, sopravvivere è mangiare nella prossima mossa. Nuova posizione è anche perdere quella precedente, in continuazione, perdere l’illusione che qualcuno si ricorderà di noi quando sarà il momento giusto, prima del settimo piano. Non mi sono portato via nulla e non ho abbandonato nulla. A volte frammenti fermi, a volte dispersi in centrifuga, a volte nello stomaco e altre in quello che chiamiamo cuore. Sottosopra c’è tutto, le mosse che avrei dovuto fare e quelle fatte. Ho salutato con triste tenerezza ogni cosa ché non esiste cosa che io abbia paura di perdere. Addosso pelle che non protegge, braccia che non proteggono, persone che muovono solo stipendi e polvere.
Sei tu, hai sparato, addosso ai miei dolori già spezzati. Con gli occhi più stanchi di una vita e una dimensione piccolissima a disposizione per sentire ancora vita, almeno in chi ti ascolta, almeno un sorriso di nascosto arriva lontano senza lasciare bossolo. Chiaro, veloce come un’alba. La pelle non era pronta. Se stringi la mia mano ti porto nella mia notte, provvisoria e incollata, galleggiando insieme correremo da un piano all’altro finché stanchi crolleremo sulla prima fantasia che capita. Per smettere di lottare e sembrare così vivi come sembra, ma sempre all’altezza di noi stessi, stretti senza niente tra noi. Non mi sono portato nulla ma porterei via te, per fare a pugni e piangerci addosso e prendere in giro l’ansia, per mandare a fanculo tutti da un finestrino. Senza lasciare scia per essere trovati, rispondere solo ai campi fioriti, al sorriso di un bambino. Ho raccolto emozione, le palpebre si chiudono e riaprono piano per l’emorragia, il tuo buio splende nei miei battiti deboli. Siamo vivi, non ti salverò dalla vita ma vorrò tutto ciò che sei, tu salterai sui miei vuoti mentre la tua mira sparerà sui poveri cartelli della città. Prenderai anche me.
E la notte stringe i tuoi occhi per stare al sicuro
E si illumina il cielo per farti vedere il futuro
Ed il giorno scaccia i pensieri e sei nuova al mattino
Ed io aspetto per ore per poterti stare vicino
Ed il buio rapisce i tuoi giorni e anche ieri è passato
E ha portato via tutto lasciandoti un cielo stellato
Ma senza dire niente tu baciami il cuore.
Splendono gli astri metallici e bianchi
Fiore mio, fiore della mia anima(Fiore mio, Andrea Laszlo De Simone)