Un discorso a nessuno, a qualcuno che ha sempre la batteria scarica, a quelli con la mente sempre irraggiungibile, un discorso di quelli morti in gola con eccesso di virgole e di verità. Da fare e già fatti, per necessità. Discorsi improvvisati che non restano. Questo mi tocca. La guerra a un nemico che non mostra il volto, che nasconde il titolo, la sigla, l’odio, che nasconde i suoi interessi, è quel nemico che anche se non ancora non lo sai ti abita in casa. Questo mi tocca.
Poter vivere di più ma con un ritmo accelerato e quindi, di fatto, vivere sempre lo stesso tempo libero. Vivere il tempo degli altri. Saperlo e non poter tornare indietro, non poter rimediare. Doversi adeguare per tenere la testa dritta e avere la dignità degli uomini. Riempiti dall’offerta cercando di aumentare la domanda. Acceleriamo il ritmo perché si può andare sempre oltre. Non è intelligente ma si può, finché si può. Proprio come restare in vita. Questo mi tocca.
Riuscire a vivere per vezzo e non riuscirci per necessità. Questo mi tocca. Costruire cose perché siano irreparabili, facilmente usurabili, e governi, idee da vendere a qualcuno, notizie che ci franeranno via dalla vita e dopo qualche mese non ricorderemo. Qualcuno gioca con noi a freccette cercando di prenderci nei punti vitali e fare punti. Costruire per distruggere come se il mondo fosse un plastico e si possa commissionare di nuovo. Questo mi tocca.
I pazzi che vanno in giro da certificati sani solo per mantenere l’orgoglio di qualcuno, i pazzi che si possono curare come le lacrime delle cipolle e l’odore del sudore nella metro. Gli errori di concetto scambiati per creatività, le cose che diventano difficili da spiegare ai bambini, il minor piombo nella benzina che non diminuisce l’inquinamento, il rossetto che non lascia tracce come se non fosse suo diritto, le tragedie che si portano attorno al dito in mano sinistra e da far possibilmente lucidare ogni dieci anni. Questo mi tocca.
Sentire, leggere di continuo cose interpretabili, quasi invisibili domani ma per qualcuno violente oggi. Dipendere dalle comodità, dalla medicina, dall’ago di una bilancia, dalle illusioni degli altri, dall’ego che si è tornati a quando eravamo bambini che il capo è quello che ce l’ha più grande. Smettere di leggere le persone, far diventare il meteo e l’oroscopo cose più importanti delle cose che si possono decidere. Questo mi tocca.
Un uomo pronto a tutto, pronto a perdere tutto, a fumarsi l’ultima sigaretta. Il complesso sistema di intercettazioni alle intenzioni che ufficialmente non esiste, quelli che ufficialmente non escono mai da nessuna porta eppure al momento giusto si trovano nella stanza giusta, quelli che hanno la coscienza come il cartone e si fanno tutta la stagione della pioggia, quelli che non sanno mettere a fuoco la bellezza anche se ci sono lontani, quelli che scambiano la bellezza per sporadica cortesia. Questo mi tocca.
Che hai una vita che non deve intralciare la mia e che devo essere d’accordo con te per sentirmi me e che abbiamo ragione tutti e due, in fondo, a vivere come facciamo ma senza ammetterlo. Questo mi tocca.
Mi tocca, questo e il fratello di questo. Non c’è leggerezza in questo, non può esserci se si è sinceri. Può esserci speranza. Dipende da cosa ti tocca. Mi toccano cose che non vorrei, e non vorrei perché sono troppe, ma in fondo voglio. Ho sempre preferito gli errori di cuore agli errori di concetto.