Il sottofondo fa più rumore del traffico, a tratti si sente un clacson maleducato, altre volte il pulsare di questo stanco muscolo operaio. Sfrecciare tra stagioni che non saranno mai più le stesse, è di questo che si tratta. Di dare un posto alle mani anche se non sarà quello giusto e provvisorio. Contratto preliminare di comodato d’uso gratuito. Conti da fare, accettare che non tornino. Tentare di cambiare quel che sembriamo, online, offline. Fragili equilibri che mettono alla prova la gastrite cronica. Spendere di più e comprare di meno per stare al passo. Filtri bellissimi, specchi impietosi. Andare avanti per inerzia e pagare la benzina quasi due euro al litro. Quello che è in effetti è ma son si dice, si pensa, fino a che ti perfora.
Il rumore si fa accorgere, il sottofondo ti persuade.
Bello essere fenomeni, tutti insieme appassionatamente, però com’è che i tuoi pensieri vanno salvati. Che ti giri per ascoltare la prima pubblicità che passa ma sei occupato per chi si dimena sulla terra o affoga per mare, si muore. Si muore per il poco e per il troppo, con la ragione e con il torto. Si muore puntualmente, troppo. Dentro, la pelle scrostata dalla stanchezza, dentro un ritmo giusto che vibra all’infinito e si perde in uno stupido fine settimana. A che serve essere supereroi se ritiri il mantello dalla lavanderia solo nei festivi e stai le spalle al muro. Se hai sempre paura di dare per colpa di chi approfitta e ne hai di rispondere a chiamate che sarebbero lunghe.
Il rumore spacca brutalmente lo spazio che in sottofondo cammini. Se non ti cerca più e non ti carezza nei suoi minuti più occupati, dimmi, senti rumore o sottofondo? Quando sei in fila, quando ti muovi aperta sopra al tuo stato civile sudata e con i capelli appiccicati alle schiena senti rumore o sottofondo? Quando spegni il telefono, quando accetti il sorriso di uno sconosciuto, quando decidi che puoi anche perdere per rendere felice qualcuno che perde spesso senti rumore o un intoccabile sottofondo?
Vivere il momento per intero, sbagliare senza mezze misure, rinunciare al trucco. La libertà di ascoltarsi forte, più forte di chi ride dando carte che non puoi cambiare, è di questo che si tratta. Il traffico mica puoi spegnerlo. Ma spostarlo anziché postarlo. Aspetta, aspetta un attimo, so che ti faccio perdere tempo, che da un po’ di tempo complico il tuo traffico per poi sfuggire a zig zag. Sono quello che ti avvita le lampadine, quello che ti sfila tutto quel che accumuli addosso, per proteggerti e con ogni forza del cosmo. Chissà a cosa servirà, possiamo essere solo quello che siamo. Offline, sometimes.
Quindi aspetta, poi ascolta quello che vuoi, senti quello che puoi. E ci si pensa in giro. Non cambierò il mio futuro con niente al mondo. Ho un cuore pieno di sottofondo che non basterà, senza trucco, ricordi pieni di rumore di traffico nostro e un futuro salvato da te.